Casteldaldo

Altitudine: 539 m. s.l.m.
Beni culturali: Chiesa di S. Apollinare XVII sec. (patrono 23 luglio); Ca’ del Lanzi, casa-torre XV sec.; Gincana edificio a torre.
Escursioni naturalistiche: Masareto, Rantica, Tincana tra boschi e coltivi con segnavia bianco-azzurro.
Acquistare: Az. Agricola Bucchero, incubazione e allevamento struzzi, vendita piccoli e adulti.
La piccola e assolata frazione di Casteldaldo comprende nella sua estensione vari borghi rurali che dall’alto delle loro colline dominano tutta la vallata del Secchia e parte del territorio toanese.
Numerose e suggestive sono le zone naturalistiche ed i percorsi panoramici nel verde della campagna e dei boschi, particolarmente verso Tincana e sulle antiche carrarecce oltre Masareto. Nella località di Casteldaldo (Castrum Daldi), nominata in antichi documenti già intorno al 1100, esisteva un importante castello andato distrutto nel 1265 durante le lotte tra guelfi e ghibellini. Oggi ne rimangono solo poche tracce, visibili in un complesso rurale a corte con edificio principale largo e basso coperto a due falde e rustici riattati a struttura di ristorazione.
A breve distanza si può vedere la chiesa parrocchiale di S. Apollinare del XVII sec., ricostruita con le pietre dell’antico castello dopo che una frana la distrusse nel 1450.
L’edificio presenta una facciata a capanna con portale architravato sormontato da finestrella quadrilobata. Sul lato settentrionale sorge il campanile con cella a bifore. Nell’interno ad unica navata. Si notano tele di pregevole fattura ed una bella statua dedicata a S. Antonio abate. Scendendo dalla rotabile principale, si può raggiungere il borgo di Ca’ de Lanzi dove spicca una casa-torre del XVII sec. A pianta quadrata, con cinque livelli e copertura a quattro acque; sotto il soffitto a sguscio corre un’originale fascia affrescata con decorazioni di colombi.
Poco distante troviamo il settecentesco oratorio dedicato alla Concezione di Maria Vergine, con facciata a capanna decorata con lesene angolari; il portale, la finestrella centrale e la nicchia superiore sono contornati da una composizione di motivi mistilinei in rilievo.
Sulla collinetta frontale spicca una rara torretta vignaiola edificata su una solida base in arenaria, adibita a ricovero attrezzi e piccionaia.
Tra le case si possono scorgere due antichi metati dei secoli XVII e XVIII: nel più antico la copertura originale in piagne e i serramenti in legno di castagno consentono una datazione abbastanza sicura; l’altro, probabilmente più recente, è impreziosito da una graziosa nicchia ricavata in un angolo smussato, racchiudente l’immagine della Madonna.
Poco distante dall’abitato sorge un moderno stabilimento di acque minerali alimentato dalla preziosa acqua della “Sorgente del Ciliegio” (Bebbio), dove, giornalmente, sette addetti seguono una serie di impianti che convogliano 120.000 l. di acqua in 80.000 bottiglie trasportate puntualmente da quattro camion in varie parti d’Italia, Germania, Inghilterra e persino nei porti d’imbarco per l’Australia.
Lasciando ancora la strada principale, incontriamo l’antico borgo di Tincana, nominato per la prima volta nel 1295 e caratterizzato da tipologie di un certo interesse, tra cui un edificio a torre del XV-XVI sec., sviluppato su tre livelli e terminante con un tetto a due falde in piagne.
L’accesso si presenta sopraelevato e il parametro in arenaria a ricorsi regolari segue un andamento leggermente a scarpa.
Proseguendo il cammino verso nord, si raggiunge in breve la località di Rantica dove una serie di edifici legati in linea racchiude una delle case a torre più vetuste del territorio: è possibile tuttavia riconoscerne solo la struttura sommatale coperta a quattro acque in piagne, poiché il corpo centrale è inglobato in altre costruzioni. Sempre in direzione settentrionale e dopo un breve percorso, in una posizione molto panoramica e solitaria, incontreremo Masareto con la sua casa-torre terminante con una colombaia e una copertura a due acque.
L’abitazione fu costruita fra il Sei-Settecento dopo il crollo del Castello di Casteldaldo, di cui vennero reimpiegati conci squadrati e alcune finestrelle ( le altre, evidentemente meglio conservate, sono ad imitazione).

Le alture che circondano la borgata sono caratterizzate da folti boschi di castagno, carpino e pino silvestre e consentono di individuare, nella lontana valle sottostante, le imponenti cave di argilla della località Dorgola, dove si scava la materia prima destinata alla produzione di piastrelle ceramiche del reggiano e del modenese.

da “Conoscere Carpineti” di Diva Vallin e Stefania Beretti