Onfiano

Altitudine: 475 m. s.l.m.
Beni culturali: Chiesa parrocchiale SS. Vito e Modesto (patrono: 15 giugno.); Cà Magnone, borgo caratteristico; Pizzarotto, torre XVI sec. Croce di Putrella, edificio del XVI sec.;
Escursioni naturalistiche: Boschi di castagno e pino silvestre.
Il territorio di Onfiano si sviluppa nel tratto pianeggiante del bacino del Tresinaro su un poggio elevato, alla destra del torrente, meraviglioso balcone panoramico che domina il verde paesaggio vallivo.
Dal punto di vista ambientale, il borgo propone diversi motivi d’interesse: dalle colline con boschi di castagno da frutto di Cà de Bigo e Castagneda, alle belle compagini spontanee di pino silvestre, fino alle limpide acque del rio Dorgola, unico nella zona ad ospitare gamberi.
Gli amanti della natura hanno a disposizione diversi itinerari escursionistici da percorrere a piedi, a cavallo e in bicicletta, se ben allenati; i percorsi, tracciati con il segnavia locale bianco-azzurro, si snodano principalmente nei dintorni del monte Castellano e del monte Corvo.
L’antico nucleo ha avuto origine, con ogni probabilità, con la chiesa parrocchiale detta, ai tempi, “de Enfiano de Tresinaro”, nominata fin dal 1092 tra i possedimenti del Capitolo della Cattedrale di Reggio Emilia.
Nel 1543 l’edificio subì significativi interventi di ristrutturazione che definirono la facciata a capanna con portale architravato sormontato da una nicchia e finestrella quadrilobata.
L’interno presenta un’ unica navata e tre altari.
Sul fianco settentrionale si innalza il campanile con cella a bifore contornate a basso rilievo. Tra le emergenze storico-architettoniche dell’abitato circostante si nota una casa signorile con torre cinquecentesca, caratterizzata da un portale stemmato in arenaria con arco a tutto sesto.
Proseguendo sulla strada in collina in direzione nord, si raggiunge il piccolo nucleo di Cà Magnone, arricchito da tipologie rifinite con pregevoli manufatti in arenaria.
In località Pizzarotto, sulla strada di fondovalle, si nota un complesso rurale articolato ad una torre cinquecentesca a tre livelli terminante con colombaia. Sotto il tetto si snoda un ricco soffittino di gronda decorato con un gioco di mattoni disposti a “T” e a dente di sega, intercalati da fori per rondoni.
Sul prospetto a levante spiccano il bel portale in arenaria ed il balchio con loggiato di accesso al piano superiore. Altra testimonianza preziosa, poiché unica nel comune, è l’antico Mulino delle Noci, già esistente in località Mandra, alla destra del torrente Tresinaro, dal 1778 come dimostra un’antica carta topografica del feudo di Mandra.
Attivo fino agli anni ’70, il mulino è censito nella carta idrografica d’Italia del 1888 con due impianti, denominati uno Noci Superiore e l’altro Noci Inferiore: il primo, con due distinte macine orizzontali a ritrecine per la sfarinatura del grano e del granoturco; il secondo, con macina ad azione orizzontale per le castagne.
La forza dell’acqua, raccolta nel serbatoio, si dirigeva con due distinti percorsi verso i meccanismi idraulici delle macine dell’impianto superiore, per confluire successivamente in quelli dell’impianto sottostante ed uscire a ricongiungersi col torrente vicino.

Una quarta macina ad azione verticale, detta “grola”, serviva per ricavare olio dalla spremitura delle noci.

da “Conoscere Carpineti” di Diva Valli e Stefania Beretti