Il castello

(Foto di Andrea Benelli)

Il Castello delle Carpineti, o Castello di Carpineti, è situato sulla vetta del monte Antognano (805 m sul livello del mare) dal quale domina le vallate del Tresinaro e del Secchia, a pochi Km dal centro di Carpineti. Dal centro del paese per raggiungerlo è necessario procedere lungo la via principale in direzione Baiso, lasciandosi sulla sinistra la piazzetta medioevale Matilde di Canossa. Dopo poche centinaia di metri da essa, superato un supermercato che si trova sulla destra, svoltare a destra per affrontare la ripida strada che s’inerpica sul monte Antognano. Sulla cima, in corrispondenza del valico, si trova uno spiazzo in cui è possibile parcheggiare il proprio mezzo e percorre l’ultimo tratto a piedi per raggiungere lo sperone roccioso sul quale sorge il castello delle Carpinete, con il suo piccolo borgo.

La storia

La costruzione del primo fortilizio difensivo di quello che oggi è il Castello delle Carpinete viene fatta risalire dagli storici al X secolo per opera di Atto Adalberto, intraprendente avo di Matilde di Canossa. In seguito all’espansione dei possedimenti dei Canossa il castello venne a collocarsi al centro delle loro terre, e assieme ad altri fortilizi del reggiano era parte del sistema di protezione di un vastissimo territorio. I castelli dello scacchiere difensivo matildico, infatti, erano disposti su tre livelli d’altitudine e si differenziavano per la loro funzione. Sul primo livello si trovavano le fortificazioni nella zona fra Albinea e Casalgrande, le più importanti delle quali erano i 4 castelli di Bianello che avevano il ruolo di avamposto difensivo. Sul secondo livello, nella zona compresa fra Baiso e Canossa, i castelli di Canossa e Rossena erano i più importanti e costituivano un allineamento centrale d’estrema resistenza. Il terzo livello, il più sicuro, era costituito dal Castello delle Carpinete, arroccato a quota 805 m , robusto e di difficile accesso, fiancheggiato dai numerosi castelli limitrofi con cui era in contatto visivo.

Durante il regno di Matilde, la rocca di Carpineti fu ulteriormente fortificata e divenne nel tempo la residenza preferita della contessa, che vi trascorse lunghi periodi amministrando i suoi territori dall’interno delle sue sicurissime ed inaccessibili mura. Dopo la morte di Matilde al controllo del castello si avvicendarono diverse famiglie signorili fra cui i Torelli, i Da Fogliano, per un breve periodo il famoso carpinetano Domenico Amorotti (vedi nella sezione “il medioevo“) ed infine gli Estensi. Sotto il controllo di Nicolò III d’Este, nel XV secolo, il Castello delle Carpinete subì i primi interventi di restauro. Nel XVII secolo passò nuovamente di mano assieme al feudo di Carpineti, divenendo proprietà prima dei Giannini (1704) e poi dei Valdrighi (1775), che lo mantennero fino al XIX, quando lo abbandonarono in seguito ai numerosi cedimenti strutturali. Il castello fu ulteriormente danneggiato nel 1944, quando fu bersaglio di diversi colpi dell’artiglieria tedesca in quanto sospettato di essere un rifugio partigiano. Nel 1978 fu acquistato dalla provincia di Reggio Emilia che iniziò urgenti interventi per la conservazione ed il restauro, soprattutto della torre del mastio, con la collaborazione della Sovrintendenza ai Beni Culturali e Ambientali dell’Emilia e con le Sovrintendenze ai Monumenti e all’Archeologia di Bologna. Negli anni ’90 un secondo intervento si è occupato dell’esecuzione di scavi che hanno riportato alla luce numerose strutture e reperti, nascosti sotto pietre e terreno.

L’architettura

L’orientamento planimetrico è pressoché direzionato secondo le coordinate nord-sud, dove a nord è situata la vallata del fiume Tresinaro, in cui si estende l’abitato di Carpineti, mentre a sud si trova la valle del fiume Secchia con i suoi numerosi borghi e piccoli centri. Una prima cinta muraria percorre esternamente il perimetro scosceso che circonda la vetta del monte Antognano, adattandosi alla conformazione del terreno a scapito della regolarità, ma avvantaggiandosene a scopo difensivo. Sul lato ovest della cinta muraria del castello si notano tracce delle antiche cannoniere e degli apparati sporgenti che costituivano la difesa piombante. La difesa piombante era un sistema che permetteva di gettare pietre, pece o altri liquidi sui nemici che tentavano di scalare la cinta difensiva.

L’ingresso per i visitatori è situato nel lato sud dove si trovava anche in epoca medioevale, attraverso di esso si accede, sotto un camminamento coperto, al cortile interno. Il recinto fortificato racchiudeva magazzini, orti, case e stalle, nonché diversi edifici disposti irregolarmente in conseguenza delle modifiche edilizie che apportarono i vari signori che presero possesso del castello in epoche diverse. Le edificazioni erano costituite da abitazioni d’artigiani e contadini, una cappella, il palatium (la residenza del signore) e magazzini. Il palazzo signorile era costituito da un edificio su due piani, ciascun composto di due ambienti divisi da murature, cui si accedeva attraverso un vestibolo al pianterreno. Il piano superiore era la vera e propria residenza del signore, mentre il pianterreno era utilizzato come ambiente di servizio. Sono visibili ancora oggi i segni delle scalinate che servivano per l’accesso ai piani superiori. Durante gli scavi archeologici eseguiti negli anni ’90 sono stati scoperti resti di stanze rimaste nascoste per secoli sotto il terreno, in seguito alla costruzione di livelli di riporto. Muri in pietra arenaria indicano la presenza di ambienti seminterrati, cui si accedeva attraverso una scalinata ancora oggi conservata. Vicino al palazzo signorile è stata recentemente riportata alla luce una piccola chiesa dedicata a S.Maria, edificata in epoca Matildica. I muri sono costituiti da grossi blocchi di pietra rettangolari. Nell’abside si aprono due feritoie. D’epoca matildica è pure il pavimento in lastre d’arenaria dalla forma irregolare, legate con calce al centro dell’edificio. In questa zona gli scavi hanno messo in luce anche un curioso masso circolare di 1,40 m di diametro, inserito nel pavimento. Adiacente alla piccola chiesa di S.Maria si trova una sagrestia.

Una seconda cinta muraria serviva per la protezione interna delle riserve d’acqua e della torre del mastio, estrema difesa per resistere ad attacchi nell’attesa di rinforzi. La torre del mastio è molto ben conservata anche se non sono più presenti i quattro piani interni, che sono riconoscibili solo grazie a tracce nei muri. Il pianterreno era adibito a magazzino e non aveva ingressi, quello attuale è stato ricavato in seguito. Il primo piano fungeva da deposito o ambiente di servizio, ma la presenza di due feritoie sui lati sud e ovest fa pensare che fosse usato anche per tenere sotto controllo l’interno del castello. Al secondo piano si apriva l’ingresso, accessibile attraverso una scala di legno che all’occorrenza poteva essere ritratta. A destra dell’entrata vi è una nicchia quadrata, che doveva fungere da latrina, mentre due finestre a tutto sesto si affacciano all’interno del cortile. La presenza della latrina, della porta e la minore altezza rispetto agli altri ambienti fa pensare che il secondo piano servisse come disimpegno o piano di servizio riservato alla residenza signorile. Il terzo piano era riservato alla residenza signorile vera e propria, e vi si accedeva dal locale sottostante mediante una scala interna.

La cima della torre può essere raggiunta oggi attraverso un sistema di scale interne costruite durante i restauri. Essa offre un panorama mozzafiato: dall’alto del mastio è possibile, infatti, ammirare la vallata del Tresinaro a nord e quella del Secchia a sud, abbracciare con lo sguardo l’abitato carpinetano e gran parte del territorio comunale, scorgere verdi colline e morbidi pendii, piccoli borghi e campi coltivati. Spingendosi ad osservare oltre la valle del Secchia, nelle limpide giornate di primavera, si nota la cresta appenninica con il monte Cimone, il Cusna e il Prampa. Intorno al castello si sviluppava anche un piccolo borgo del quale sono rimasti intatti alcuni edifici, mentre di altri se ne sono conservate solo alcune tracce murarie. Di notevole interesse è la chiesa del borgo dedicata a S.Andrea, consacrata nel 1077, che ancora oggi ospita importanti funzioni religiose. Essa è situata esternamente al perimetro fortificato ma è strettamente legata al castello per le vicende storiche. Gli elementi più antichi (XI – fine XIV) sono la facciata ovest e alcuni tratti del lato sud.

Per facilitare un’esauriente fruizione è stato allestito all’interno del castello un percorso didattico che si sviluppa attraverso 13 panelli di carattere esplicativo, con ricostruzioni e confronti dai quali è possibile comprendere l’evoluzione storica ed architettonica del complesso castellano.